Approccio
(Conquiste remote)
Un giorno me ne scesi al paesello,
era di festa e a spasso me ne andai.
Con la maglietta, di color pisello
e i calzoncin, ci stavo bene assai.
Sfolgorante ed innocente
io giravo fra la gente,
ma per far cosa?
Volevo conquistare un'amorosa.
Infatti al lato, sopra il marciapiedi,
delle ragazze davansi a giocare,
con ritmo a saltellar con ambo i piedi,
mentre facean la fune roteare.
Mi fermai colà, un poco,
per mirare il loro gioco,
ma la più grande
mi disse: "Io ti voglio, son tua amante"!
La fune, che serviva al loro gioco,
la vidi già sbarrata me davanti.
Io, che rimasi lì stupito un poco,
mi chiesi: cosa faccio? Tiro avanti!
E, con tattica per bene,
superai quella fune
e, rosso in viso,
ripresi a camminar, pensando al caso.
'Na quantità di tempo è già sparita,
sicché una guerra ebbe inizio e fine.
Si era entrambi nell'età fiorita,
nel tempo in cui vediam l'ultime brine.
La rividi, oh bella sorte,
sono pronto alla tua corte!
E da quel giorno,
costantemente le giravo intorno.
I giorni pre-pasquali son passati,
e il dì seguente è detto pasquarella,
e, insieme a degli amici, siamo andati
in mezzo alla campagna, a prender pella.
Ed il luogo che ho scelto
fu di fronte, e questo è certo,
alla mia bella:
oh quante rimembranze, o pasquarella!
Infatti, il gruppo del gentile sesso,
si divertiva là, di fronte a noi.
Giocavan tutte, ed il mio amore stesso,
con fune al ramo, anz'anti e dietro poi.
Mentre noi, con tromba e canto,
con chitarra e vitto tanto,
si fé baldoria.
Vorrei poter riviver ciò ch'è storia!

Igino Di Tommaso
ritorna all'indice