Al Grand'Uff.
ARISTODEMO Osvaldo
Nel giorno della festa di commiato


Di giugno, un bel mattino,
si era in piena guerra,
si sveglia, il signorino,
e mette i piedi a terra:
Di fuori già rimbomba
il suono di una tromba.

E fu così che Osvaldo
si trova in ferrovia.
Due mesi senza un soldo
e dopo, per magia,
inizia la carriera,
varcando ogni barriera.

Ha fatto un pò di tutto:
agente fiduciario,
per gioco o per diletto,
ha fatto anche il bancario:
Tamarri tutti in fila
per prenotar la "Pila".

Da Sibari a Cosenza,
da Paola a Crotone,
firmavano quietanza
ed assicurazione
nonché sul tabulato,
delega al Sindacato.

E quando andava in giro
ad arbitrar partite,
come annullava un tiro,
finito nella rete,
gridavan, con l'imbuto,
all'arbitro.....venduto.

Alcuni malviventi
sbarrarono la via,
ma i Macchinisti attenti,
con grande maestria
e gioco di volano,
raggiunsero Torano.

Non c'era il Capo Treno,
dove sarà quel vile?
Lo scorgon in un vano,
testa sotto il sedile:
"Osvaldo, vieni giù,
il ladro non c'è più".

Rimase lì, incastrato,
tant'era la paura,
poi, venne liberato.
E, dopo st'avventura,
un brandy ed un caffè
e si rimise in sé.

Da quel momento in poi,
da tutti intervistati;
passaron per eroi:
medaglie, attestati,
premi da dritta a manca,
perfino dalla Banca.

Uomo molto importante,
membro di commissioni.
Partecipò, sovente,
a tante riunioni.
E se avesse studiato?
sarebbe Deputato.

Bando alle fantasie;
grande lavoratore.
Ne ha fatto di ciotìe,
però si è fatto onore.
Onesto e sorridente
di aiuto a tanta gente.

In alto col bicchiere,
brindiamo con Osvaldo,
pardon, col Cavaliere,
più su, più su, più in alto.
Brindiamo, col boccale,
a te, Grand'Ufficiale!

Igino Di Tommaso
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