Sono di prammatica
le frasi ricorrenti
e son rivolte, in pratica,
a tutti i quiescenti
che, fra infinite lodi,
diventano dei prodi.
Invece l'altro aspetto
vorrei evidenziare,
notare ogni difetto
e quindi esaminare,
di Gino, l'operato
del servizio prestato.
Si desta un bel mattino,
si nota un pò di pancia,
non perde un attimino,
salta sulla bilancia:
s'accorge, in quell'istante,
d'essere un pò "pejante".
Alla sedia legato,
immobile e costante,
sembrava abbullonato,
era sempre presente.
Non disse mai "esco"
come un vero tedesco.
Al personale, poi,
tanti maltrattamenti;
pensava ai fatti suoi,
mai quelli degli agenti.
Negava i cambi a tutti,
li avea quasi distrutti.
A chi chiedeva un giorno
di libertà o congedo,
lui rispondeva "un corno",
come potrei non vedo,
ma già, per l'occasione,
c'era la soluzione.
Nella valutazione
non ci azzeccava proprio:
faceva confusione
fra "tipo" e nome proprio.
L'Umile, avea dedotto,
è certo un fessacchiotto!
Il cinquecentotrenta
lo compilava lui,
mai un rilevamento
falsificò, per cui,
l'Impianto di Cosenza
non ha sovrintendenza.
E' stato a Catanzaro
a fare il Controllore,
ma qui lo rimandaro
con sommo disonore:
le scatole, il monello,
rompeva a questo e quello.
Ha, pure, rinnegato
il Personal Viaggiante
e tosto se n'è andato,
definitivamente,
in Cassa di Stazione,
sommesso a Scicolone!
E poi, da quell'istante
agì senza decoro:
ha fatto l'aiutante
a Giovanni Santoro,
perfino! Oh sorte ria,
alla biglietteria.
Andò in condominio,
un bel boccone amaro:
don Peppe, don Antonio
Francesco Semeraro!
Io lo volevo mio
invece ha detto: "addio".
Mi ha lasciato solo
con Franco e Papalino,
con Questi mi consolo
è sempre a me vicino.
Ma Clausi e Grassia,
che bella Compagnia.
Ma un tempo, non lontano,
fra i miei prediletti,
vi fu Gino Bassano,
che, con i suoi difetti,
fu il collaboratore
che più si è fatto onore.
Or
segui il mio consiglio,
per farti perdonare,
sacrifica un coniglio
e impara a cucinare:
verremo, piano piano,
tutti a Villa Bassano.
Igino Di Tommaso